Kenjiro Yoshigasaki (1951 – 2021)
E’ stato un artista marziale giapponese. Arrivò in Europa negli anni settanta per rappresentare la Ki No Kenkyukai. Kenjiro Yoshigasaki sotto la Ki No Kenkyukai del maestro Koichi Tohei raggiunse l’ottavo dan di Ki Aikidō. Egli tenne stage ed insegnò in numerosi dōjō in Europa, Sudafrica e Sudamerica. Nel 2002, quando il maestro Koichi Tohei cessò di insegnare, lasciando il posto a suo figlio, il maestro Yoshigasaki fondò una propria scuola, l’ “associazione internazionale Ki No Kenkyukai”, che riunisce i dōjō di tutta l’Europa, del Sudafrica e del Sudamerica. La didattica del suo maestro, il grande Koichi Tohei, era basata sul concetto di punto unico: la riproposizione, in termini comprensibili anche agli occidentali, del concetto di “hara”, cioè il centro vitale dell’uomo situato (secondo antica credenza) nel basso ventre, poco sotto l’ombelico. Da ciò seguivano una serie di “precetti” che aiutavano il praticante a migliorare e sviluppare il proprio Ki, cioè la propria energia vitale. Yoshigasaki progressivamente abbandonò questa impostazione per passare a una didattica basata sul concetto di “linea”, riprendendo un concetto giapponese che, ad esempio, si ritrova nell’arte del massaggio. È importante ricordare che i concetti di punto, linea o qualsivoglia altro esempio non sono da prendere alla lettera, come luoghi geometrici immutabili, ma sono un tentativo di rendere tramite concetti fissi il movimento del corpo umano nello spazio, che di fisso ha ben poco; un maestro di ki aikido non penserà mai a questi concetti nella pratica reale, essi sono delle linee guida per lo studio delle tecniche. Infatti solo una pratica costante riesce a rendere in modo vero il senso del ki aikido, le parole sono un aiuto (in certi casi, perché per alcuni individui invece fungono da ostacolo). Attualmente vive in Belgio, muovendosi frequentemente per viaggi di insegnamento.
COS’E L’AIKIDO
In tutto il mondo la gente si combatteva usando spade, lance ed altre armi; quando non aveva armi usava boxare o lottare. Le tecniche di combattimento sono state pressoché simili in tutto il mondo fino all’invenzione delle armi da fuoco. Il loro uso nel combattimento ha cambiato completamente il modo di combattersi in guerra. In Giappone le armi da fuoco furono importate nel 1543 dai portoghesi ed i giapponesi iniziarono presto a costruirsele. Intorno al 1590 le armi da fuoco furono usate in guerra e si dimostrarono più efficaci delle armi tradizionali; tuttavia il loro uso era limitato data la scarsa possibilità di fabbricarle. Intorno al1600 il Giappone era dominato dal clan Tokugawa; essi riuscirono a creare un sistema di dominazione attraverso i Samurai (usando i Samurai); per rendere stabile questa dominazione proibirono la costruzione delle armi da fuoco e le comunicazioni col mondo esterno furono radicalmente proibite. Ciò diede l’opportunità di sviluppare metodi di combattimento senza armi da fuoco per 250 anni in Europa queste armi da fuoco furono sviluppate come le principali armi da combattimento. Dal 1800 l’Europa iniziò a colonizzare la Cina ma gli europei non erano interessati al Giappone poiché era molto più piccolo della Cina; tuttavia gli Stati Uniti vollero partecipare anche loro alla colonizzazione della Cina e vollero usare il Giappone come un porto prima di arrivare in Cina. Intorno al 1860 la marina degli Stati Uniti andò in Giappone e lo obbligò a dargli un porto come loro territorio. Poi anche gli europei vollero usare quel porto e anche il Giappone subì il pericolo di essere colonizzato come la Cina. Il Giappone decise di creare un esercito forte per difendersi dagli Stati Uniti e dall’Europa, così furono proibite le spade e fu creato un esercito dotato di armi da fuoco. I clan dei Samurai che mantenevano la tradizione delle tecniche di spada non ne furono felici e cercarono di mantenerla; un modo fu quello di convertirle in sport: fu creato il Judo, il Kendo ed il Karate; questi “sport” furono sostenuti dagli studenti delle università. Quelle arti marziali che non vollero seguire la via sportiva furono chiamate Kobudo o Jujitsu. Un jujitsu fu chiamato Daito Ryu-jujitsu e questo fu la base tecnica dell’Aikido. E’ necessario sapere che le tecniche di Judo vengono da un’arte che non usava la spada. Lo stesso per il Karate. Ecco perché le tecniche del Karate includono tecniche di bastone ma non di spada. Il Kendo fu basato sulle tecniche di spada ma divenne uno sport. Daito Ryu-jujitsu fu creato da qualcuno a cui piaceva la spada ed era buono come tecniche di spada. Egli sviluppò le tecniche senza armi usando la sua abilità nell’uso della spada. Ecco perché le tecniche di Daito Ryu-jujitsu sono molto diverse dalle tecniche del Judo e del Karate. In realtà le tecniche del Daito Ryu-jujitsu sono molto simili alle tecniche del Kendo. Tuttavia praticandole la gente dimentica la spada e pensa alla situazione del combattimento in strada nella loro società. Dopo la II guerra Mondiale c’era un’idea generale che il Giappone non dovesse combattere e le persone essere prive di armi da fuoco e di spade. La gente pensava al combattimento di strada senza armi o forse con il bastone o con il coltello. Così in quella situazione nacque il nuovo nome di Aikido. L’idea dell’Aikido era di controllare la situazione senza combattere. Questa mentalità corrisponde alla tendenza negli Stati Uniti ed in Europa dopo il 1960 e l’Aikido cominciò ad essere sostenuto filosoficamente. L’idea di risolvere i conflitti senza combattere divenne parte della filosofia dell’Aikido. Poi arrivò l’idea dell’auto-difesa. Cos’è l’auto-difesa? In realtà non c’è differenza tra l’attacco e la difesa. Quando qualcuno fa una certa azione verso un altro questo è chiamato attacco. Quando l’altro fa la stessa azione, ciò è chiamato difesa. Così la difesa è permessa solo quando uno è attaccato. Se l’attacco è senza armi, è possibile aspettare finché l’attacco arriva e fare qualcosa a riguardo. Ma se l’attacco è fatto con armi da fuoco o altre armi altamente avanzate è quasi impossibile difendersi dopo che l’attacco è iniziato; ciò significa devo sparare all’altro prima che lui spari a me. Ecco allora che sorge la domanda di sapere l’altrui intenzione. Se una persona ha un’arma in mano, i poliziotti dubitano dell’intenzione e chiedono immediatamente di lasciar cadere l’arma e di alzare le mani. Se è buio, cosa dovrebbe fare il poliziotto? Poterebbe essere che il poliziotto sia obbligato a sparare alla persona prima che questa abbia la possibilità di sparargli a sua volta. Allora c’è la domanda se il poliziotto abbia giudicato correttamente la situazione oppure no. Se l’attacco e la difesa avvengono tra due paesi la cosa è più complicata. Prima un paese è attaccato ma è difficile sapere chi ha attaccato; allora il paese può presumere che l’attacco sia stato fatto da un suo paese nemico e allora inizia l’attacco in nome della difesa. Tra due esseri umani ciò e chiamato vendetta ed è proibita dalla legge. Tuttavia il governo può punire il criminale così che la vittima non debba vendicarsi. Tra due paesi non c’è un’autorità al di sopra così la vendetta è permessa. Di nuovo non è facile distinguere tra vendetta e difesa. L’intero problema esiste perché gli atti di attacco, vendetta e difesa sono gli stessi (uguali). E’ solo una questione di come sono interpretati. In Aikido è possibile creare una filosofia completamente nuova. L’Aikido non ha bisogno di essere un’auto-difesa. La difesa è uguale all’attacco. L’Aikido è un modo di creare situazioni nelle quali è difficile che l’attacco succeda. Se l’attacco non succede, la difesa non è
necessaria. Io penso che questa sia l’unica via per la Pace.
Da “Come fare” a “Cosa fare” e da “Fare a Essere”
La scienza moderna è basata sulla filosofia di “Come fare”. Gli scienziati non si domandano cosa fare, ma giusto come fare qualcosa. Questa filosofia influenza anche la gente nei paesi industrializzati che smettono di porsi la domanda di cosa dovrebbero fare, ma solo si domandalo cosa essi vogliono. Questa filosofia non è molto buona per la vita. Ne per il mondo poiché poi la gente fa cose stupide creando più problemi nella propria vita e nel mondo. Comunque quando cominciamo realmente a pensare cosa dovremmo fare, spesso non lo troviamo, a parte le necessità quotidiane. Non troviamo niente di straordinario. Questo è perché cambiamo pensando da come fare in cosa vogliamo. Qui stiamo nuovamente usando la logica materiale. Nella logica materiale dobbiamo trovare un obiettivo così grande, quanto lontano possibile nel futuro per fare uno sforzo per raggiungerlo. Nella vita non è così. Dobbiamo solo sapere cosa dobbiamo fare oggi. Non è necessario sapere cosa fare domani. Comunque, se facciamo cosa dovremmo fare ogni giorno, raggiungeremo un’eccellente vita alla fine. Questa è la logica della vita. Sapere cosa fare oggi non significa dimenticare cosa fare domani. Dobbiamo immaginare cosa succederà domani. E’ bene immaginare cosa succederà dopo la nostra morte. Dovremmo avere molta immaginazione circa il futuro e tuttavia non dobbiamo sapere cosa fare domani. Dobbiamo solo sapere cosa fare in questo momento. E’ necessario ricordare che la maggior parte della gente nel mondo è solo occupata a fare ciò che deve fare per la propria vita quotidiana. Ugualmente era anche nei paesi industrializzati fino a cento anni fa. Ai nostri giorni possiamo vivere abbastanza comodamente senza lavorare ma è solo perché usiamo il petrolio e il gas. Senza di questi, ognuno deve lavorare molto più duramente quotidianamente per vivere. Anche la povera gente in Europa sta vivendo con più confort dei re e regine nel 18° secolo E’ vero che non dobbiamo lavorare così tanto per vivere la nostra vita quotidiana poiché abbiamo gas e elettricità che fanno la maggior parte del lavoro. Abbiamo molto tempo in più. Così quando non abbiamo niente da fare, dobbiamo cominciare a Essere. Dobbiamo mantenere una giusta buona postura fisica, con un respiro calmo e fare meditazione. Mantenere questa meditazione mentre facciamo ciò che è necessario alla vita, alla nostra vita quotidiana. Poi cominciamo a trovare cosa dovremmo fare nella vita. Il punto importante è l’Essere crea il Fare. Questo è com’è fatta la vita. Nella scienza materiale il Fare crea l’Essere. Facciamo qualcosa per creare un risultato fisico. Nella vita Essere in una buona postura.